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Cara vaniglia, ma quanto mi costi?

La raccolta della vaniglia del Madagascar (che da sola vale circa l’80% della produzione mondiale) subisce una flessione, e il costo della materia prima si alza, andando inevitabilmente a ricadere sulle tasche dei gelatieri. Nelle ultime settimane le notizie circa un aumento importante del prezzo della vaniglia si sono rincorse sul web: ci siamo quindi rivolti alla Eurovanille, azienda francese specializzata nella distribuzione in tutto il mondo della vaniglia, per saperne di più.

“Nel 2015 la produzione mondiale di vaniglia è stata di 1.800 tonnellate circa, minore rispetto alla domanda – spiega Francesco Delmonte, responsabile commerciale per la filiale italiana di Eurovanille -. Il Madagascar è da sempre il principale paese produttore ed esportatore, con un volume di circa 1.200 tonnellate. Altre regioni mostrano dei segni di ripresa ma, nel breve termine, i loro volumi disponibili non permetteranno di sostituirsi alla vaniglia del Madagascar. In India il volume atteso per il 2015 non ha superato le 100 tonnellate, mentre in Indonesia e in Nuova Guinea la produzione è stata di circa 200 tonnellate”.

La raccolta 2015, in Madagascar, non è quindi stata delle migliori, e alcuni esportatori hanno esercitato una vera pressione sul mercato per tutto l’anno, generando una speculazione sui prezzi. “Due elementi spiegano questa situazione: il prezzo della vaniglia verde del Madagascar è moltiplicato di dieci volte, con la situazione che ha spinto i coltivatori a raccogliere la loro vaniglia in anticipo dato che la fioritura è stata tardiva, al fine di prevenire i furti dei baccelli. Questa raccolta preventiva è il primo elemento influente sulla qualità della vaniglia preparata – continuano da Eurovanille -. Il secondo elemento è lo stoccaggio della vaniglia ancora in uno stato di semi-seccaggio degli stessi coltivatori, con l’obiettivo di mantenerne il peso per poter imporre un prezzo di vendita più alto”.

Questo aumento di prezzi non è una novità per il Madagascar, visto che tra il 2003 e il 2004, a seguito di un tifone, il prezzo passò da 30 a 400-450 dollari al chilo. Tuttavia in questo caso non ci sono stati fenomeni tali da giustificare l’aumento del prezzo della vaniglia, che continua a crescere: 

“La ragione dell’aumento dei prezzi va cercata altrove – spiega Delmonte -. Nel 2010 un embargo internazionale è stato messo in atto per vietare il commercio del legno di palissandro, minacciato d’estinzione, In Madagascar questo legno cresce nelle stesse regioni in cui ritroviamo la vaniglia. Nel 2014 il mercato ha assistito all’arrivo di nuovi players, vale a dire grossi compratori dotati di un forte potere d’acquisto, che si sono aggiudicati volumi importanti di vaniglia causando una forte crescita dei prezzi. Fonti locali sostengono che questi attori siano attivi nel traffico illegale del palissandro, generando così liquidità importanti che vengono riciclate tramite l’acquisto della vaniglia nella stessa zona: sono loro stessi ad essere tra i responsabili di questo aumento”. Quali le previsioni per il prossimo futuro? “In Madagascar la fioritura del raccolto del 2016 è stata precoce (metà settembre) e ha permesso di ritrovare le prime bacche verdi di vaniglia tra la boscaglia – concludono dalla filiale italiana di Eurovanille -. La seconda fioritura sembra annunciarsi più importante dell’anno scorso. Per il 2016 consigliamo ai nostri partner di ricorrere, almeno per la prima parte dell’anno, a un maggior utilizzo dei nostri prodotti lavorati, ottenuti dalla lavorazione della bacca. Il laboratorio R&D Eurovanille sta mettendo a punto nuove ricette, composte da un mix di origini”.